L’obbiettivo dell’elaborato è analizzare il fenomeno dell’arruolamento volontario dei monaci zen nell’esercito imperiale giapponese durante la seconda guerra sino-giapponese e la guerra del Pacifico. Nella prima parte analizzerò l’impatto del saggio “Zen at War” di Brian Victoria sul mondo monastico giapponese. Esaminerò il contenuto dell’opera, avanzando una critica al metodo di Victoria e alla retorica che vuole lo zen e il mondo dei bushi strettamente collegati. È mia intenzione dimostrare come questa retorica e l’analisi contenuta in “Zen at War” possano spiegare perché gli zenisti abbiano accettato passivamente l’imperialismo del governo, non perché abbiano collaborato attivamente alla guerra. Nella seconda parte, delineerò il quadro storico-politico di inizio periodo Kamakura, sottolineando come lo sviluppo del buddhismo della Terra Pura, a opera di Hōnen e Shinran, abbia consentito ai bushi di smarcarsi “spiritualmente” dal predominio della corte. Analizzerò l’interpretazione data dai due pensatori al “Sukhāvatīvyūhasūtra”, evidenziando il problema posto dalla fede vissuta come alternativa alla morale, per dimostrare come i due maestri cambino il modo in cui i bushi percepiscono il momento dello scontro, iniziando a viverlo come forma “estrema” di meditazione. La terza parte consiste nell’approfondimento di alcune figure significative della permanenza nei secoli di una comunanza tra lo zen, il buddhismo della Terra Pura e il mondo dei bushi: Takuan Sōhō, Suzuki Shōsan e la scuola Ōbaku. Nella quarta parte intendo dimostrare, basandomi sugli studi di Emiko Ohnuki-Tierney, come l’associazione tra le Unità d’attacco speciale dei kamikaze e lo zen sia fallace o frutto della retorica post-bellica.

“L’esercito dei bodhisattva”. Monaci zen al fronte, da Kamakura alla guerra del Pacifico.

Colli, Benedetto
2018/2019

Abstract

L’obbiettivo dell’elaborato è analizzare il fenomeno dell’arruolamento volontario dei monaci zen nell’esercito imperiale giapponese durante la seconda guerra sino-giapponese e la guerra del Pacifico. Nella prima parte analizzerò l’impatto del saggio “Zen at War” di Brian Victoria sul mondo monastico giapponese. Esaminerò il contenuto dell’opera, avanzando una critica al metodo di Victoria e alla retorica che vuole lo zen e il mondo dei bushi strettamente collegati. È mia intenzione dimostrare come questa retorica e l’analisi contenuta in “Zen at War” possano spiegare perché gli zenisti abbiano accettato passivamente l’imperialismo del governo, non perché abbiano collaborato attivamente alla guerra. Nella seconda parte, delineerò il quadro storico-politico di inizio periodo Kamakura, sottolineando come lo sviluppo del buddhismo della Terra Pura, a opera di Hōnen e Shinran, abbia consentito ai bushi di smarcarsi “spiritualmente” dal predominio della corte. Analizzerò l’interpretazione data dai due pensatori al “Sukhāvatīvyūhasūtra”, evidenziando il problema posto dalla fede vissuta come alternativa alla morale, per dimostrare come i due maestri cambino il modo in cui i bushi percepiscono il momento dello scontro, iniziando a viverlo come forma “estrema” di meditazione. La terza parte consiste nell’approfondimento di alcune figure significative della permanenza nei secoli di una comunanza tra lo zen, il buddhismo della Terra Pura e il mondo dei bushi: Takuan Sōhō, Suzuki Shōsan e la scuola Ōbaku. Nella quarta parte intendo dimostrare, basandomi sugli studi di Emiko Ohnuki-Tierney, come l’associazione tra le Unità d’attacco speciale dei kamikaze e lo zen sia fallace o frutto della retorica post-bellica.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/9024