Il presente lavoro intende trattare, sotto il profilo fiscale, il tema delle imprese estere controllate da soggetti residenti in Italia, disciplinato nel nostro ordinamento dall’art. 167 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917). Nel fare ciò, si è ritenuto fondamentale iniziare con la trattazione di concetti basilari, ma fondamentali, per comprendere al meglio quelli successivi. Infatti, si è proceduto a descrivere il concetto di residenza fiscale. In seguito, sono state trattate brevemente le regole ordinarie della tassazione dei redditi delle persone fisiche e di quelle giuridiche previste dal TUIR, in modo da comprendere le somiglianze e le differenze con quelle statuite in ambito CFC. Successivamente, si è presentato il principio comunitario della libertà di stabilimento, con il quale la norma CFC, per certa dottrina, pare essere in contrasto. Successivamente, sono stati descritti i metodi che il nostro legislatore ha adottato per evitare la doppia imposizione, posto che essi sono richiamati dalla normativa CFC. Dopo ciò, si è trattato del concetto di stabile organizzazione, al fine di contestualizzare il nuovo regime di branch exemption, che richiama le disposizioni in tema di imprese estere controllate. Tale parte introduttiva, poi, si è chiusa con la presentazione del nuovo sistema di interpelli, così come modificato dal D. Lgs. 156/2015, visto il richiamo di tale istituto fatto dall’art.167 del TUIR. Successivamente, dopo aver descritto la ratio della disciplina CFC e presentate le motivazioni che hanno spinto il legislatore italiano a introdurre tale norma, si è proceduto con un excursus storico della disciplina, partendo dalla sua introduzione fino ad arrivare alle più recenti modifiche, tra cui quelle apportate dal D. Lgs. 147/2015 e dalla Legge di stabilità 2016. Da qui, si è proseguito ad un confronto con le riflessioni che, su tale tema, sono state svolte a livello internazionale nell’ambito del Progetto BEPS, onde poter verificare la compatibilità con esse di quanto disposto dal TUIR ed eventuali sviluppi futuri. Successivamente, sono stati trattati i presunti contrasti della norma CFC italiana con il testo convenzionale OCSE e con la libertà di stabilimento. In seguito, dopo aver approfondito le regole di tassazione previste in ambito CFC, lo scritto sviluppa il tema delle sovrapposizioni tra l’art. 167 del TUIR e le disposizioni interne in tema di dividendi. In tale ottica, si è anche analizzata la questione relativa alle riserve di utili dell’impresa estera controllata, nonché quella dell’integrazione con quanto disposto, su tale tema, dalla c.d. direttiva “madre-figlia”. Successivamente, è stato verificato il rapporto tra la normativa CFC e le regole in tema di participation exemption, di cui all’art. 87 del TUIR. Poi, l'elaborato procede alla valutazione della potenziale sovrapposizione tra il disposto dell’art. 167 con quanto previsto in tema di deducibilità dei componenti negativi di reddito derivanti da operazioni intercorse con soggetti domiciliati in Paesi a regime fiscale privilegiato e con le disposizioni relative al transfer pricing. L’ultimo tema trattato è stato quello dell’interpello di cui il contribuente può usufruire in ambito CFC. Infine, sono presentate le normative CFC degli altri Paesi.
Le recenti modifiche alla disciplina CFC di cui all'art. 167 del TUIR: aspetti generali in un'ottica di sistema
De Stefano, Edoardo
2016/2017
Abstract
Il presente lavoro intende trattare, sotto il profilo fiscale, il tema delle imprese estere controllate da soggetti residenti in Italia, disciplinato nel nostro ordinamento dall’art. 167 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917). Nel fare ciò, si è ritenuto fondamentale iniziare con la trattazione di concetti basilari, ma fondamentali, per comprendere al meglio quelli successivi. Infatti, si è proceduto a descrivere il concetto di residenza fiscale. In seguito, sono state trattate brevemente le regole ordinarie della tassazione dei redditi delle persone fisiche e di quelle giuridiche previste dal TUIR, in modo da comprendere le somiglianze e le differenze con quelle statuite in ambito CFC. Successivamente, si è presentato il principio comunitario della libertà di stabilimento, con il quale la norma CFC, per certa dottrina, pare essere in contrasto. Successivamente, sono stati descritti i metodi che il nostro legislatore ha adottato per evitare la doppia imposizione, posto che essi sono richiamati dalla normativa CFC. Dopo ciò, si è trattato del concetto di stabile organizzazione, al fine di contestualizzare il nuovo regime di branch exemption, che richiama le disposizioni in tema di imprese estere controllate. Tale parte introduttiva, poi, si è chiusa con la presentazione del nuovo sistema di interpelli, così come modificato dal D. Lgs. 156/2015, visto il richiamo di tale istituto fatto dall’art.167 del TUIR. Successivamente, dopo aver descritto la ratio della disciplina CFC e presentate le motivazioni che hanno spinto il legislatore italiano a introdurre tale norma, si è proceduto con un excursus storico della disciplina, partendo dalla sua introduzione fino ad arrivare alle più recenti modifiche, tra cui quelle apportate dal D. Lgs. 147/2015 e dalla Legge di stabilità 2016. Da qui, si è proseguito ad un confronto con le riflessioni che, su tale tema, sono state svolte a livello internazionale nell’ambito del Progetto BEPS, onde poter verificare la compatibilità con esse di quanto disposto dal TUIR ed eventuali sviluppi futuri. Successivamente, sono stati trattati i presunti contrasti della norma CFC italiana con il testo convenzionale OCSE e con la libertà di stabilimento. In seguito, dopo aver approfondito le regole di tassazione previste in ambito CFC, lo scritto sviluppa il tema delle sovrapposizioni tra l’art. 167 del TUIR e le disposizioni interne in tema di dividendi. In tale ottica, si è anche analizzata la questione relativa alle riserve di utili dell’impresa estera controllata, nonché quella dell’integrazione con quanto disposto, su tale tema, dalla c.d. direttiva “madre-figlia”. Successivamente, è stato verificato il rapporto tra la normativa CFC e le regole in tema di participation exemption, di cui all’art. 87 del TUIR. Poi, l'elaborato procede alla valutazione della potenziale sovrapposizione tra il disposto dell’art. 167 con quanto previsto in tema di deducibilità dei componenti negativi di reddito derivanti da operazioni intercorse con soggetti domiciliati in Paesi a regime fiscale privilegiato e con le disposizioni relative al transfer pricing. L’ultimo tema trattato è stato quello dell’interpello di cui il contribuente può usufruire in ambito CFC. Infine, sono presentate le normative CFC degli altri Paesi.File | Dimensione | Formato | |
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