Il codice Parisinus Suppl. Gr. 388 del X secolo è corredato, parzialmente lungo le elegie di Teognide e intregralmente lungo i versi dello Pseudo-Focilide e di Dionigi Periegeta, di una traduzione latina interlineare databile al XII secolo: si tratta della prima attestazione di traduzione letteraria dal greco in epoca medievale. Non solo: il translator assume anche le vesti di revisore dei testi che ha sotto mano, mostrando di attingere ad un altro esemplare di confronto, oggi perduto, sulla base del quale migliora il testo greco del Parisinus. Il problema della provenienza del codice, per lungo tempo ritenuto di origine occidentale ma in realtà di produzione orientale, come studî più recenti hanno dimostrato, va di pari passo con il problema dell’identificazione della mano latina: è questa la prima questione che la presente analisi si ripropone di affrontare. Viene pertanto riconsiderato il contesto in cui ha operato il revisore-glossatore, ovvero la Costantinopoli del XII secolo e viene discussa la scrittura alla luce dei dati raccolti durante una disamina autoptica. Si studia, in seguito, la dinamica traduttiva messa in opera dal translator nelle versioni delle Elegiae teognidee e delle Sententiae pseudo-focilidee, le quali mostrano a tutto tondo lo sforzo di resa che la natura gnomica di questi testi poetici richiede. Il traduttore si trova infatti a fronteggiare la criticità “interna” all’attività stessa di traduzione, nonché ad agire nel rispetto della convenzione medievale di tradurre de verbo, fattore altrettanto problematico e che esercita dunque una pressione “esterna”. Infine, viene analizzata l’attività di correzione del testo greco compiuta dallo stesso translator sulla base di un’attività di collazione, e si esamina come essa si inserisca nel panorama della tradizione dei rispettivi testi. Il Parisinus è infatti un testimone “duplice”, in primis perché consta di un testo greco originario del X secolo e di uno ricorretto nel XII, e inoltre in quanto latore di questo testo in traduzione latina. Entrambi questi aspetti concorrono a situare la versione interlineare del Parisinus e la sua correzione nell’àmbito di un clima culturale e di un ambiente di lavoro che mettono in evidenza una circolazione di testi e di modelli che gettano un primo ponte tra cultura greca orientale e cultura latina occidentale.

Correggere e tradurre: la mano latina del Parisinus Suppl. Gr. 388

La Barbera, Paola Carmela
2019/2020

Abstract

Il codice Parisinus Suppl. Gr. 388 del X secolo è corredato, parzialmente lungo le elegie di Teognide e intregralmente lungo i versi dello Pseudo-Focilide e di Dionigi Periegeta, di una traduzione latina interlineare databile al XII secolo: si tratta della prima attestazione di traduzione letteraria dal greco in epoca medievale. Non solo: il translator assume anche le vesti di revisore dei testi che ha sotto mano, mostrando di attingere ad un altro esemplare di confronto, oggi perduto, sulla base del quale migliora il testo greco del Parisinus. Il problema della provenienza del codice, per lungo tempo ritenuto di origine occidentale ma in realtà di produzione orientale, come studî più recenti hanno dimostrato, va di pari passo con il problema dell’identificazione della mano latina: è questa la prima questione che la presente analisi si ripropone di affrontare. Viene pertanto riconsiderato il contesto in cui ha operato il revisore-glossatore, ovvero la Costantinopoli del XII secolo e viene discussa la scrittura alla luce dei dati raccolti durante una disamina autoptica. Si studia, in seguito, la dinamica traduttiva messa in opera dal translator nelle versioni delle Elegiae teognidee e delle Sententiae pseudo-focilidee, le quali mostrano a tutto tondo lo sforzo di resa che la natura gnomica di questi testi poetici richiede. Il traduttore si trova infatti a fronteggiare la criticità “interna” all’attività stessa di traduzione, nonché ad agire nel rispetto della convenzione medievale di tradurre de verbo, fattore altrettanto problematico e che esercita dunque una pressione “esterna”. Infine, viene analizzata l’attività di correzione del testo greco compiuta dallo stesso translator sulla base di un’attività di collazione, e si esamina come essa si inserisca nel panorama della tradizione dei rispettivi testi. Il Parisinus è infatti un testimone “duplice”, in primis perché consta di un testo greco originario del X secolo e di uno ricorretto nel XII, e inoltre in quanto latore di questo testo in traduzione latina. Entrambi questi aspetti concorrono a situare la versione interlineare del Parisinus e la sua correzione nell’àmbito di un clima culturale e di un ambiente di lavoro che mettono in evidenza una circolazione di testi e di modelli che gettano un primo ponte tra cultura greca orientale e cultura latina occidentale.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/9111