Con questo elaborato si vuole analizzare la presenza di artisti giapponesi attivi in Italia, in particolare nel ventesimo secolo. Nel primo capitolo si vuole introdurre la vicenda storica dell'arte giapponese in Italia e le prime esposizioni e collezioni che la rappresentavano. Nei capitoli seguenti, Kiyoahra O’Tama, Shimamoto Shōzō e Izumi Ōki sono i tre principali artisti di cui si tratta, date le loro particolari caratteristiche, la specificità del loro rapporto con l'Italia e il momento storico in cui hanno operato. Di ogni artista viene descritta la produzione e partecipazione alla scena artistica italiana: nel primo caso si presenta il raro esempio di un'artista donna giapponese in Italia alla fine del diciannovesimo secolo, nel secondo le ultime performance italiane di un ex componente del Gutai, nel terzo la ricerca sperimentale di una scultrice giapponese che tutt'ora lavora a Milano. Tutti e tre gli artisti presi in esame hanno espresso in modo più o meno esplicito la volontà di creare canali di comunicazione tra le due culture, tra i due modi di intendere l’arte. In conclusione, si è cercato di individuare nelle tre esperienze estetiche elementi di eventuale "giapponesità", discutendone la nozione e mettendo in luce l'individualità degli artisti.

Artisti contemporanei giapponesi in Italia: le esperienze di Kiyohara O’Tama, Shimamoto Shōzō e Izumi Ōki

Bianchi, Valentina
2019/2020

Abstract

Con questo elaborato si vuole analizzare la presenza di artisti giapponesi attivi in Italia, in particolare nel ventesimo secolo. Nel primo capitolo si vuole introdurre la vicenda storica dell'arte giapponese in Italia e le prime esposizioni e collezioni che la rappresentavano. Nei capitoli seguenti, Kiyoahra O’Tama, Shimamoto Shōzō e Izumi Ōki sono i tre principali artisti di cui si tratta, date le loro particolari caratteristiche, la specificità del loro rapporto con l'Italia e il momento storico in cui hanno operato. Di ogni artista viene descritta la produzione e partecipazione alla scena artistica italiana: nel primo caso si presenta il raro esempio di un'artista donna giapponese in Italia alla fine del diciannovesimo secolo, nel secondo le ultime performance italiane di un ex componente del Gutai, nel terzo la ricerca sperimentale di una scultrice giapponese che tutt'ora lavora a Milano. Tutti e tre gli artisti presi in esame hanno espresso in modo più o meno esplicito la volontà di creare canali di comunicazione tra le due culture, tra i due modi di intendere l’arte. In conclusione, si è cercato di individuare nelle tre esperienze estetiche elementi di eventuale "giapponesità", discutendone la nozione e mettendo in luce l'individualità degli artisti.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/7339