“Venezia non aveva mai nascosto la sua stretta amicizia con la Francia, neanche di fronte ad altri rappresentanti di stato: «v’era fra i due popoli anche una certa simpatia di carattere[…]. Parecchi segni esteriori affermavano questa amicizia: la Repubblica […] dava la precedenza all’inviato di Francia su tutti gli altri, eccetto quello del Papa.»” Ricordo ancora quando, durante la ricerca di fonti e materiale per la tesi triennale, ho letto questo passaggio all’interno del saggio di Pier De Nolhac e Angelo Solerti, mi ha fin da subito segnata; ha stimolato la mia curiosità nel capire che cosa aveva portato gli studiosi a confermare e a sottolineare questo speciale rapporto tra i due Stati durante uno dei periodi più significativi dell’età rinascimentale. Sempre durante la ricerca del materiale bibliografico, ho cominciato ad interessarmi al modo in cui queste due nazioni, con strutture e valori completamente opposti fra di loro, avessero instaurato dei rapporti molto stretti quasi di parentela fra il Doge e il re di Francia; come viene sottolineato più volte da queste due figure. Quindi l’idea di trattare di diplomazia e di rapporti diplomatici fra la corte di Francia e la Serenissima Repubblica di Venezia parte dall’ultimo mio periodo come studente triennale. Oltre a ciò, si aggiunge il mio interesse verso la figura degli ambasciatori; ho sempre trovato queste figure molto affascinanti e complesse allo stesso tempo: rappresentanti di stato in terra straniera durante un epoca in cui molto spesso si sceglieva di risolvere dispute e tensioni tramite le armi. Lo scenario importantissimo per l'instaurazione di queste nuove figure -gli ambasciatori residenti- fa riferimento alle guerre d'Italia, svoltesi a cavallo tra la fine del quindicesimo e il sedicesimo secolo. All'interno di questo colossale scontro, si può percepire la presenza di una evoluzione e un nuovo sguardo verso la parte trattatistica e comunicativa in tempo di guerra, riconoscendo un ruolo di grande rilievo agli ambasciatori residenti nelle diverse corti d'Europa. Verrà posta un'analisi più decisa e approfondita per quanto riguarda le relazioni tra la corte francese e la repubblica lagunare, due realtà completamente diverse eppure simili per molti aspetti; spesso con obiettivi simili raggiunti tramite metodi e tattiche simili o influenzandosi a vicenda nell'operato appunto. Tutto questo inoltre fu possibile grazie alla riscoperta della retorica, dell'importanza della parola come mezzo indispensabile all'interno di un conflitto armato. Aspetto importantissimo, è il cambiamento drastico rispetto al vecchio mondo (età medievale) delle crisi economiche, politiche e religiose che segnarono e influenzarono significativamente il secolo sedicesimo e nello specifico queste due realtà, costrette a lottare per non venir soffocate dalle novità e nuove scoperte sfruttate a proprio vantaggio da aperte delle altre monarchie e stati europei.
La diplomazia e gli ambasciatori residenti. Una visione veneziana e francese durante il periodo delle Guerre d’Italia.
Beda, Camilla
2021/2022
Abstract
“Venezia non aveva mai nascosto la sua stretta amicizia con la Francia, neanche di fronte ad altri rappresentanti di stato: «v’era fra i due popoli anche una certa simpatia di carattere[…]. Parecchi segni esteriori affermavano questa amicizia: la Repubblica […] dava la precedenza all’inviato di Francia su tutti gli altri, eccetto quello del Papa.»” Ricordo ancora quando, durante la ricerca di fonti e materiale per la tesi triennale, ho letto questo passaggio all’interno del saggio di Pier De Nolhac e Angelo Solerti, mi ha fin da subito segnata; ha stimolato la mia curiosità nel capire che cosa aveva portato gli studiosi a confermare e a sottolineare questo speciale rapporto tra i due Stati durante uno dei periodi più significativi dell’età rinascimentale. Sempre durante la ricerca del materiale bibliografico, ho cominciato ad interessarmi al modo in cui queste due nazioni, con strutture e valori completamente opposti fra di loro, avessero instaurato dei rapporti molto stretti quasi di parentela fra il Doge e il re di Francia; come viene sottolineato più volte da queste due figure. Quindi l’idea di trattare di diplomazia e di rapporti diplomatici fra la corte di Francia e la Serenissima Repubblica di Venezia parte dall’ultimo mio periodo come studente triennale. Oltre a ciò, si aggiunge il mio interesse verso la figura degli ambasciatori; ho sempre trovato queste figure molto affascinanti e complesse allo stesso tempo: rappresentanti di stato in terra straniera durante un epoca in cui molto spesso si sceglieva di risolvere dispute e tensioni tramite le armi. Lo scenario importantissimo per l'instaurazione di queste nuove figure -gli ambasciatori residenti- fa riferimento alle guerre d'Italia, svoltesi a cavallo tra la fine del quindicesimo e il sedicesimo secolo. All'interno di questo colossale scontro, si può percepire la presenza di una evoluzione e un nuovo sguardo verso la parte trattatistica e comunicativa in tempo di guerra, riconoscendo un ruolo di grande rilievo agli ambasciatori residenti nelle diverse corti d'Europa. Verrà posta un'analisi più decisa e approfondita per quanto riguarda le relazioni tra la corte francese e la repubblica lagunare, due realtà completamente diverse eppure simili per molti aspetti; spesso con obiettivi simili raggiunti tramite metodi e tattiche simili o influenzandosi a vicenda nell'operato appunto. Tutto questo inoltre fu possibile grazie alla riscoperta della retorica, dell'importanza della parola come mezzo indispensabile all'interno di un conflitto armato. Aspetto importantissimo, è il cambiamento drastico rispetto al vecchio mondo (età medievale) delle crisi economiche, politiche e religiose che segnarono e influenzarono significativamente il secolo sedicesimo e nello specifico queste due realtà, costrette a lottare per non venir soffocate dalle novità e nuove scoperte sfruttate a proprio vantaggio da aperte delle altre monarchie e stati europei.File | Dimensione | Formato | |
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