Alcuni teorici sostengono che il consumo di sostanze psicoattive sia da annoverare tra i diritti umani della Dichiarazione Universale ONU del 1948. Nel frattempo però, seguendo le stringenti indicazioni delle Convenzioni ONU del 1961, 1971 e 1988 che gestiscono le politiche dei singoli Stati relativamente al controllo delle sostanze, la maggior parte dei Paesi sceglie la criminalizzazione dura di uso, consumo, vendita, produzione, trasporto, alcuni anche con la pena di morte (contraendo diversi trattati internazionali). Nel 2001 il Portogallo segna un importante cambio di rotta: con l'inserimento della riduzione del danno nella Strategia Nazionale come pilastro fondamentale, apre alla depenalizzazione di uso, consumo e acquisizione di qualsiasi sostanza psicoattiva illegale. È in questo contesto storico che abbiamo svolto il nostro lavoro di campo, in tre periodi differenti: dal 27 febbraio al 30 ottobre 2019, dal 5 al 29 giugno 2020 e dal 18 novembre al 18 dicembre 2020. Il primo arco temporale è stato caratterizzato dal tirocinio come tecnica di riduzione del rischio nel GIRUGaia, servizio di riduzione del danno che distribuisce metadone, kit sterili per il consumo iniettato e terapia combinata per HIV e epatite C a consumatori attivi di eroina. Tramite questo tirocinio è stato possibile conoscere la CASO, la prima organizzazione nazionale di consumatori di sostanze psicoattive con base a Porto. Grazie a queste due importanti occasioni, ci è stato possibile conoscere diversi consumatori e consumatrici, ex consumatori e ex consumatrici che sono diventati i nostri interlocutori. Abbiamo così potuto conoscere non solo le esperienze e le storie di vita individuali, quanto anche i locali di vendita e consumo delle sostanze (cosiddetti «bairros») come pure le attività collettive della CASO, durante la quale gli attivisti lottano strenuamente per la costruzione di una comunità in un ambiente altamente disgregante, punitivo, stigmatizzante e discriminante, fortemente influenzato dagli assetti normativi in materia. Tenteremo di fornire un resoconto etnografico dettagliato che possa sostenere in maniera esauriente il nostro posizionamento, a favore sia della regolamentazione delle sostanze psicoattive sia del riconoscimento del loro uso come un diritto.

Tra l'isolamento e la comunità: la lotta politica degli attivisti e consumatori di sostanze psicoattive di Porto

Piermartini, Emilia
2021/2022

Abstract

Alcuni teorici sostengono che il consumo di sostanze psicoattive sia da annoverare tra i diritti umani della Dichiarazione Universale ONU del 1948. Nel frattempo però, seguendo le stringenti indicazioni delle Convenzioni ONU del 1961, 1971 e 1988 che gestiscono le politiche dei singoli Stati relativamente al controllo delle sostanze, la maggior parte dei Paesi sceglie la criminalizzazione dura di uso, consumo, vendita, produzione, trasporto, alcuni anche con la pena di morte (contraendo diversi trattati internazionali). Nel 2001 il Portogallo segna un importante cambio di rotta: con l'inserimento della riduzione del danno nella Strategia Nazionale come pilastro fondamentale, apre alla depenalizzazione di uso, consumo e acquisizione di qualsiasi sostanza psicoattiva illegale. È in questo contesto storico che abbiamo svolto il nostro lavoro di campo, in tre periodi differenti: dal 27 febbraio al 30 ottobre 2019, dal 5 al 29 giugno 2020 e dal 18 novembre al 18 dicembre 2020. Il primo arco temporale è stato caratterizzato dal tirocinio come tecnica di riduzione del rischio nel GIRUGaia, servizio di riduzione del danno che distribuisce metadone, kit sterili per il consumo iniettato e terapia combinata per HIV e epatite C a consumatori attivi di eroina. Tramite questo tirocinio è stato possibile conoscere la CASO, la prima organizzazione nazionale di consumatori di sostanze psicoattive con base a Porto. Grazie a queste due importanti occasioni, ci è stato possibile conoscere diversi consumatori e consumatrici, ex consumatori e ex consumatrici che sono diventati i nostri interlocutori. Abbiamo così potuto conoscere non solo le esperienze e le storie di vita individuali, quanto anche i locali di vendita e consumo delle sostanze (cosiddetti «bairros») come pure le attività collettive della CASO, durante la quale gli attivisti lottano strenuamente per la costruzione di una comunità in un ambiente altamente disgregante, punitivo, stigmatizzante e discriminante, fortemente influenzato dagli assetti normativi in materia. Tenteremo di fornire un resoconto etnografico dettagliato che possa sostenere in maniera esauriente il nostro posizionamento, a favore sia della regolamentazione delle sostanze psicoattive sia del riconoscimento del loro uso come un diritto.
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