Il "Gorgia" di Platone prende il nome dal famoso retore e sofista di Leontini con il quale Socrate si confronta nella prima parte del dialogo. Non è il solo, anzi il colloquio tra i due costituisce una porzione piuttosto ridotta dell’opera: la conversazione prosegue con la successione di altri due interlocutori, Polo e Callicle, più giovani allievi di Gorgia. L’argomento di partenza è la retorica, arte nella quale l’anziano sofista è maestro; si tratta di uno strumento ritenuto fondamentale per il cittadino della pólis democratica del V secolo a.C., immerso nella vita politica ateniese. Ma per scoprire davvero cosa sia la retorica, ben presto è necessario chiedersi che cosa sia la vera politica e poi ancora, che cosa sia la vita buona. Lo scopo di questo lavoro è analizzare il dialogo platonico per portare alla luce le due concezioni che si contrappongono: quella di Socrate e quella di Gorgia, che prosegue nei suoi allievi. L’opposizione tra retorica e filosofia non è una semplice differenza di metodo didattico o di modalità di discorso: preferire l’una all’altra significa accogliere una certa concezione di verità e un certo modo di condurre la propria vita. Ci si soffermerà su diversi nodi: le differenze e i punti di convergenza tra discorso retorico e dialogo socratico; la diversa concezione di verità e di responsabilità nei confronti dell’interlocutore e della ricerca; le strategie comunicative e argomentative adottate dalle diverse parti; il ruolo particolare giocato dall’etica e, in particolare, dal sentimento della “vergogna”. Ciò verrà intrapreso nella convinzione che il senso profondo dell’opera sia racchiuso nel confronto tra due alternative scelte di bíos, di stile di vita. Da una parte quella votata alla retorica, che conduce ad uno stile di vita incentrato sull’acquisizione di potere, slegato da qualsiasi autentico discorso sulla giustizia. Dall’altra, quella dedita alla filosofia, che conduce ad una continua indagine su di sé e sugli altri e ad un allontanamento dai giochi della politica; ma rimane aperta una questione decisiva: perché proprio Socrate si definisce l’unico vero politico? Il "Gorgia" invita il lettore a rimettere in gioco le proprie convinzioni, a ripensare le proprie priorità e ridefinire in modo nuovo le parole, arricchendole di autentico significato, assumendosi le proprie responsabilità e iniziando un percorso di cura di sé, degli altri e della verità.

La strategia didattica di Gorgia nel dialogo di Platone

Grandi, Camilla
2018/2019

Abstract

Il "Gorgia" di Platone prende il nome dal famoso retore e sofista di Leontini con il quale Socrate si confronta nella prima parte del dialogo. Non è il solo, anzi il colloquio tra i due costituisce una porzione piuttosto ridotta dell’opera: la conversazione prosegue con la successione di altri due interlocutori, Polo e Callicle, più giovani allievi di Gorgia. L’argomento di partenza è la retorica, arte nella quale l’anziano sofista è maestro; si tratta di uno strumento ritenuto fondamentale per il cittadino della pólis democratica del V secolo a.C., immerso nella vita politica ateniese. Ma per scoprire davvero cosa sia la retorica, ben presto è necessario chiedersi che cosa sia la vera politica e poi ancora, che cosa sia la vita buona. Lo scopo di questo lavoro è analizzare il dialogo platonico per portare alla luce le due concezioni che si contrappongono: quella di Socrate e quella di Gorgia, che prosegue nei suoi allievi. L’opposizione tra retorica e filosofia non è una semplice differenza di metodo didattico o di modalità di discorso: preferire l’una all’altra significa accogliere una certa concezione di verità e un certo modo di condurre la propria vita. Ci si soffermerà su diversi nodi: le differenze e i punti di convergenza tra discorso retorico e dialogo socratico; la diversa concezione di verità e di responsabilità nei confronti dell’interlocutore e della ricerca; le strategie comunicative e argomentative adottate dalle diverse parti; il ruolo particolare giocato dall’etica e, in particolare, dal sentimento della “vergogna”. Ciò verrà intrapreso nella convinzione che il senso profondo dell’opera sia racchiuso nel confronto tra due alternative scelte di bíos, di stile di vita. Da una parte quella votata alla retorica, che conduce ad uno stile di vita incentrato sull’acquisizione di potere, slegato da qualsiasi autentico discorso sulla giustizia. Dall’altra, quella dedita alla filosofia, che conduce ad una continua indagine su di sé e sugli altri e ad un allontanamento dai giochi della politica; ma rimane aperta una questione decisiva: perché proprio Socrate si definisce l’unico vero politico? Il "Gorgia" invita il lettore a rimettere in gioco le proprie convinzioni, a ripensare le proprie priorità e ridefinire in modo nuovo le parole, arricchendole di autentico significato, assumendosi le proprie responsabilità e iniziando un percorso di cura di sé, degli altri e della verità.
2018-07-11
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/69