Attraverso l'analisi del rapporto che sussiste tra libertà e necessità, si delinea un percorso attraverso etica, estetica e religione, in cui viene evidenziato il significato filosofico dei concetti di obbedienza e consenso. È nella prospettiva in cui la libertà può dirsi tale solo se mantiene in se stessa il legame con la necessità, che si inserisce il processo autoctico del soggetto: il percorso di sviluppo di sé è un percorso di riappropriazione, che si rivela progetto esistenziale di avvicinamento tra finito e infinito, di dialogo tra creatore e creatura. Giovanni Gentile e Simone Weil si scoprono vicini nel tentativo di proporre di riprodurre l'universale nel particolare, in cui l'individuale si scopre tale solo nel suo inserimento nel collettivo, in cui essere significa sentirsi parte ed esser parte si traduce nell'accogliere in se stessi l'ordine del mondo. Questa conoscenza di sé come tutto e al contempo come parte, scoperta dell'intero che non è mai rinuncia alla scissione connaturata alle cose, ma è accettazione dell'oscillamento tra poli contrapposti, è l'assistere con meraviglia al dispiegarsi della pienezza rivelata dal proprio consenso a ciò che è.
Fare dell'esistenza un'offerta. L'eternità tra autoctisi e decreazione.
Felici, Giulia
2019/2020
Abstract
Attraverso l'analisi del rapporto che sussiste tra libertà e necessità, si delinea un percorso attraverso etica, estetica e religione, in cui viene evidenziato il significato filosofico dei concetti di obbedienza e consenso. È nella prospettiva in cui la libertà può dirsi tale solo se mantiene in se stessa il legame con la necessità, che si inserisce il processo autoctico del soggetto: il percorso di sviluppo di sé è un percorso di riappropriazione, che si rivela progetto esistenziale di avvicinamento tra finito e infinito, di dialogo tra creatore e creatura. Giovanni Gentile e Simone Weil si scoprono vicini nel tentativo di proporre di riprodurre l'universale nel particolare, in cui l'individuale si scopre tale solo nel suo inserimento nel collettivo, in cui essere significa sentirsi parte ed esser parte si traduce nell'accogliere in se stessi l'ordine del mondo. Questa conoscenza di sé come tutto e al contempo come parte, scoperta dell'intero che non è mai rinuncia alla scissione connaturata alle cose, ma è accettazione dell'oscillamento tra poli contrapposti, è l'assistere con meraviglia al dispiegarsi della pienezza rivelata dal proprio consenso a ciò che è.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14247/2559