La tesi intende analizzare il tema del reframing delle immagini considerando l’arco temporale dagli anni Ottanta a oggi, focalizzandosi sulle modalità con cui i tre artisti considerati sfruttano le formule visive esistenti come potenziale creativo per generare nuove narrazioni, declinando tale meccanismo di rilettura negli ambiti della pittura, della scultura e della performance. In primo luogo, viene analizzata l’opera di Marlene Dumas, la quale, impiegando un modus operandi definito “di ritorno”, dipinge figure umane a partire da un repertorio visivo che viene rielaborato attraverso la fluidità gestuale del mezzo pittorico. I soggetti che si incontrano nelle sue opere esistevano già in passato e vi fanno ritorno, continuando la loro vita. In seguito, si considera l’arte di Urs Fischer in relazione al mezzo scultoreo e in particolare all’uso della cera, materiale effimero e organico, con cui l’artista rende le sue opere soggette al mutamento di forma e di significato. Infine, compiendo l’ingresso nella sfera dell’arte performativa, si dedica l’attenzione alle opere di Alexandra Pirici. Nei suoi lavori, l’immaginario visivo di cui è costellata la storia dell’arte diventa vivo, corporeo, incarnandosi nella gestualità dei performers che mettono in scena ongoing-actions, cioè azioni che si riconfigurano di continuo, rendendo l’opera impermanente. Un fil rouge percorre il lavoro degli artisti presi in considerazione: la rielaborazione di un repertorio visivo. L’opera d’arte diventa materia viva, rimodellabile all’infinito. Le loro opere presentano confini sfumati, non intendono affermare concetti definitivi e permanenti, ma lasciare latente un potenziale semantico inesauribile.
Dal gesto pittorico a quello performativo. Il reframing come ritorno delle immagini e movimento semantico.
Santoro, Elena
2024/2025
Abstract
La tesi intende analizzare il tema del reframing delle immagini considerando l’arco temporale dagli anni Ottanta a oggi, focalizzandosi sulle modalità con cui i tre artisti considerati sfruttano le formule visive esistenti come potenziale creativo per generare nuove narrazioni, declinando tale meccanismo di rilettura negli ambiti della pittura, della scultura e della performance. In primo luogo, viene analizzata l’opera di Marlene Dumas, la quale, impiegando un modus operandi definito “di ritorno”, dipinge figure umane a partire da un repertorio visivo che viene rielaborato attraverso la fluidità gestuale del mezzo pittorico. I soggetti che si incontrano nelle sue opere esistevano già in passato e vi fanno ritorno, continuando la loro vita. In seguito, si considera l’arte di Urs Fischer in relazione al mezzo scultoreo e in particolare all’uso della cera, materiale effimero e organico, con cui l’artista rende le sue opere soggette al mutamento di forma e di significato. Infine, compiendo l’ingresso nella sfera dell’arte performativa, si dedica l’attenzione alle opere di Alexandra Pirici. Nei suoi lavori, l’immaginario visivo di cui è costellata la storia dell’arte diventa vivo, corporeo, incarnandosi nella gestualità dei performers che mettono in scena ongoing-actions, cioè azioni che si riconfigurano di continuo, rendendo l’opera impermanente. Un fil rouge percorre il lavoro degli artisti presi in considerazione: la rielaborazione di un repertorio visivo. L’opera d’arte diventa materia viva, rimodellabile all’infinito. Le loro opere presentano confini sfumati, non intendono affermare concetti definitivi e permanenti, ma lasciare latente un potenziale semantico inesauribile.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14247/23058