La prima parte di questa tesi si concentrerà sulle radici dell'etnopsichiatria: la psichiatria, in particolare quella coloniale.Centrale sarà l'attenzione riservata alla psichiatria coloniale, disciplina responsabile della produzione di categorie diagnostiche e pratiche funzionali al potere coloniale, cercando di interrogare l'ideologia che sostiene la dialettica, propria del sapere psichiatrico, fra normalità e devianza, di indagare e fermare i concetti di follia, di anormalità e normalità, di medicalizzazione e mondializzazione, capitalizzazione dell'ideologia occidentale, in particolare in campo medico.Nella seconda parte, da un'analisi del passato passerò al dibattito attuale attorno alla clinica della migrazione. Mi concentrerò sulle questioni inerenti la malattia, la crisi, la medicina, il sistema terapeutico proposto, le principali conseguenze di una possibile rottura, frattura esistenziale derivante dall'esperienza della migrazione in sé e dall'esperienza dell'arrivo in una società altra che invita, ora in maniera latente, ora in maniera palese, ad una completa assimilazione dei valori e degli ideali occidentali. Nella terza parte mi concentrerò, infine, sull'esperienza della migrazione in una prospettiva concreta. L’obiettivo è quello di riflettere sulle condizioni di vita dell’immigrato: l'abitare senza appartenere, l'esperienza della sospensione, l'attesa, l'indefinitività del tempo e il rischio di disgregazione esistenziale.
Etnopsichiatria: sapere di confine. Un percorso tra radici storiche e sfide odierne.
Pizzini, Rachele
2018/2019
Abstract
La prima parte di questa tesi si concentrerà sulle radici dell'etnopsichiatria: la psichiatria, in particolare quella coloniale.Centrale sarà l'attenzione riservata alla psichiatria coloniale, disciplina responsabile della produzione di categorie diagnostiche e pratiche funzionali al potere coloniale, cercando di interrogare l'ideologia che sostiene la dialettica, propria del sapere psichiatrico, fra normalità e devianza, di indagare e fermare i concetti di follia, di anormalità e normalità, di medicalizzazione e mondializzazione, capitalizzazione dell'ideologia occidentale, in particolare in campo medico.Nella seconda parte, da un'analisi del passato passerò al dibattito attuale attorno alla clinica della migrazione. Mi concentrerò sulle questioni inerenti la malattia, la crisi, la medicina, il sistema terapeutico proposto, le principali conseguenze di una possibile rottura, frattura esistenziale derivante dall'esperienza della migrazione in sé e dall'esperienza dell'arrivo in una società altra che invita, ora in maniera latente, ora in maniera palese, ad una completa assimilazione dei valori e degli ideali occidentali. Nella terza parte mi concentrerò, infine, sull'esperienza della migrazione in una prospettiva concreta. L’obiettivo è quello di riflettere sulle condizioni di vita dell’immigrato: l'abitare senza appartenere, l'esperienza della sospensione, l'attesa, l'indefinitività del tempo e il rischio di disgregazione esistenziale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14247/21203