Questo lavoro vuole essere una riflessione sull’accoglienza dei richiedenti asilo in Italia. La domanda al quale si cercherà di rispondere è se l’accoglienza degli stranieri è istituzionalizzata o meno e se questa forma di ospitalità sia effettivamente utile all’ ”ospite” o se è necessaria unicamente a chi la organizza e la gestisce . Si analizzeranno le varie forme dell’accoglienza attivate dai popoli e successivamente dalle istituzioni per capire come è cambiata l’ospitalità nel corso del tempo. Verranno illustrati dei parallelismi tra gli ospiti, gli operatori e le dinamiche delle Workhouse, delle carceri e dei campi di accoglienza delle due Guerre mondiali per capire se i campi di accoglienza per stranieri di oggi risentano di quelle dinamiche proprie del Diciannovesimo e Ventesimo secolo. Nella tesi, per la teoria, si prenderanno in considerazione gli scritti di Goffman sulle istituzioni totali, e le riflessioni di Basaglia anch’esso profondamente contrario alle forme di reclusione istituzionalizzate. Ci si rifarà alle Direttive, alle leggi e alle non-leggi che, ad oggi, disciplinano l’accoglienza in Italia ed Europa. Per le riflessioni pratiche invece si terrà conto di alcuni diari di operatori, ospiti che vivono in prima persona nei centri di accoglienza e si prenderanno in considerazione fatti di cronaca e articoli che denunciano le condizioni precarie dei centri di accoglienza e di chi è costretto a viverci. In conclusione si rivedrà l’utilità dei centri di accoglienza anche rispetto al mercato del lavoro che, a modo suo, è complice del sistema di spoliazione del sé dei richiedenti asilo. Il risultato finale vorrà andare oltre alla riflessione dell’accoglienza istituzionalizzata proponendo un modello di accoglienza semplice ed efficace dove la parola “accoglienza” ritorna al suo significato originario ovvero”ricevere presso di sé, accettare ed ammettere nel proprio gruppo”.

L'accoglienza istituzionalizzata. le istituzioni totali del nostro tempo.

Camarin, Alessia
2017/2018

Abstract

Questo lavoro vuole essere una riflessione sull’accoglienza dei richiedenti asilo in Italia. La domanda al quale si cercherà di rispondere è se l’accoglienza degli stranieri è istituzionalizzata o meno e se questa forma di ospitalità sia effettivamente utile all’ ”ospite” o se è necessaria unicamente a chi la organizza e la gestisce . Si analizzeranno le varie forme dell’accoglienza attivate dai popoli e successivamente dalle istituzioni per capire come è cambiata l’ospitalità nel corso del tempo. Verranno illustrati dei parallelismi tra gli ospiti, gli operatori e le dinamiche delle Workhouse, delle carceri e dei campi di accoglienza delle due Guerre mondiali per capire se i campi di accoglienza per stranieri di oggi risentano di quelle dinamiche proprie del Diciannovesimo e Ventesimo secolo. Nella tesi, per la teoria, si prenderanno in considerazione gli scritti di Goffman sulle istituzioni totali, e le riflessioni di Basaglia anch’esso profondamente contrario alle forme di reclusione istituzionalizzate. Ci si rifarà alle Direttive, alle leggi e alle non-leggi che, ad oggi, disciplinano l’accoglienza in Italia ed Europa. Per le riflessioni pratiche invece si terrà conto di alcuni diari di operatori, ospiti che vivono in prima persona nei centri di accoglienza e si prenderanno in considerazione fatti di cronaca e articoli che denunciano le condizioni precarie dei centri di accoglienza e di chi è costretto a viverci. In conclusione si rivedrà l’utilità dei centri di accoglienza anche rispetto al mercato del lavoro che, a modo suo, è complice del sistema di spoliazione del sé dei richiedenti asilo. Il risultato finale vorrà andare oltre alla riflessione dell’accoglienza istituzionalizzata proponendo un modello di accoglienza semplice ed efficace dove la parola “accoglienza” ritorna al suo significato originario ovvero”ricevere presso di sé, accettare ed ammettere nel proprio gruppo”.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/20824