Con l’entrata in vigore del Decreto Legislativo n. 139 del 2015, finalizzato al recepimento della Direttiva Europea n. 34 del 2013, dal 1° gennaio 2016 il rendiconto finanziario viene introdotto tra i prospetti contabili obbligatori, andando ad integrare l’ormai storica composizione del documento unico suddiviso in stato patrimoniale, conto economico e nota Integrativa. Grazie a questo D. Lgs, si è andata a colmare una lacuna che il nostro ordinamento si portava dietro da troppo tempo rispetto al contesto europeo ed internazionale. A livello normativo, infatti, per i bilanci delle società italiane, non veniva previsto alcun prospetto idoneo a rappresentare la situazione e la dinamica finanziaria dell’impresa. Questo vuoto legislativo ha portato, nel corso degli anni, diversi - più o meno noti - studiosi aziendalisti a dare una loro rappresentazione schematica al prospetto riepilogativo dei flussi di cassa. Con ciò hanno voluto, in primis, porre l’enfasi sull’importanza del rendiconto finanziario per il controllo dell’equilibrio finanziario e per il monitoraggio della dinamica dei flussi di cassa sia in ottica consuntiva che preventiva. Inoltre hanno voluto dare una sorta di sostegno/riferimento alle imprese nella sua redazione. Rendiconto finanziario (in inglese Cash Flow Statement) che, come già accennato, era considerato già di primario utilizzo per molte aziende internazionali, soprattutto di stampo anglosassone che pongono più rilevanza alle grandezze finanziarie rispetto a quelle economiche e patrimoniali (non per niente in questi paesi vale il motto: ”The cash is the king!”). Oggi quindi il bilancio d’esercizio deve essere in grado di descrivere contemporaneamente gli effetti indotti dalle operazioni di gestione su tre grandezze cruciali: il patrimonio, il reddito e la moneta, mutando in tal modo il suo aspetto, per così dire, da figura statica a figura dinamica. Come si avrà modo di analizzare, le norme modificate comportano un forte avvicinamento tra la disciplina contabile nazionale e quella internazionale degli IAS/IFRS e la loro riforma si inserisce in quel filone di provvedimenti volti ad assicurare e incrementare l’armonizzazione delle regole contabili nell’intero territorio europeo al fine di agevolare lo sviluppo e l’efficienza dei mercati finanziari, migliorare la comparabilità dell’informativa resa con il bilancio tutelando l’interesse degli utilizzatori con una corretta rappresentazione delle informazioni contabili più rilevanti.
Il rendiconto finanziario come strumento di gestione interna e di informativa esterna
Bennardo, Massimo
2018/2019
Abstract
Con l’entrata in vigore del Decreto Legislativo n. 139 del 2015, finalizzato al recepimento della Direttiva Europea n. 34 del 2013, dal 1° gennaio 2016 il rendiconto finanziario viene introdotto tra i prospetti contabili obbligatori, andando ad integrare l’ormai storica composizione del documento unico suddiviso in stato patrimoniale, conto economico e nota Integrativa. Grazie a questo D. Lgs, si è andata a colmare una lacuna che il nostro ordinamento si portava dietro da troppo tempo rispetto al contesto europeo ed internazionale. A livello normativo, infatti, per i bilanci delle società italiane, non veniva previsto alcun prospetto idoneo a rappresentare la situazione e la dinamica finanziaria dell’impresa. Questo vuoto legislativo ha portato, nel corso degli anni, diversi - più o meno noti - studiosi aziendalisti a dare una loro rappresentazione schematica al prospetto riepilogativo dei flussi di cassa. Con ciò hanno voluto, in primis, porre l’enfasi sull’importanza del rendiconto finanziario per il controllo dell’equilibrio finanziario e per il monitoraggio della dinamica dei flussi di cassa sia in ottica consuntiva che preventiva. Inoltre hanno voluto dare una sorta di sostegno/riferimento alle imprese nella sua redazione. Rendiconto finanziario (in inglese Cash Flow Statement) che, come già accennato, era considerato già di primario utilizzo per molte aziende internazionali, soprattutto di stampo anglosassone che pongono più rilevanza alle grandezze finanziarie rispetto a quelle economiche e patrimoniali (non per niente in questi paesi vale il motto: ”The cash is the king!”). Oggi quindi il bilancio d’esercizio deve essere in grado di descrivere contemporaneamente gli effetti indotti dalle operazioni di gestione su tre grandezze cruciali: il patrimonio, il reddito e la moneta, mutando in tal modo il suo aspetto, per così dire, da figura statica a figura dinamica. Come si avrà modo di analizzare, le norme modificate comportano un forte avvicinamento tra la disciplina contabile nazionale e quella internazionale degli IAS/IFRS e la loro riforma si inserisce in quel filone di provvedimenti volti ad assicurare e incrementare l’armonizzazione delle regole contabili nell’intero territorio europeo al fine di agevolare lo sviluppo e l’efficienza dei mercati finanziari, migliorare la comparabilità dell’informativa resa con il bilancio tutelando l’interesse degli utilizzatori con una corretta rappresentazione delle informazioni contabili più rilevanti.File | Dimensione | Formato | |
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