Lo studio del ritratto è un modo efficace per delineare sia il percorso artistico di un luogo che i mutamenti sociali, politici e storici che avvengono in tale luogo. Data la natura prettamente sociologica del ritratto, questo non costituisce solo un mezzo di analisi stilistica, bensì un completo ed efficace specchio dell’intera società da cui viene proposto. Il ritratto femminile è un ulteriore indicatore sociale e culturale dato che il ruolo che si attribuisce alla donna e la sua conseguente rappresentazione riflettono il carattere dell’ambiente circostante. Il ritratto e il suo significato cambiano quindi in relazione alla struttura di un luogo e riflettono ogni cambiamento e passaggio che attraversa la società in questione. La stessa fortuna che il ritratto riscuote a Venezia durante il Quattrocento è indicatrice di alcuni tratti sociali salienti dei veneziani. Il governo è strettamente legato al patriziato e la conseguenza di questo monopolio politico connesso alla genealogia è l’ossessione per il lignaggio. Tutto ciò, oltre ad essere registrato nel documenti e celebrato nelle notizie storiche, viene descritto nei ritratti. La ritrattistica è indissolubilmente connessa alla politica. La fioritura del genere corrisponde infatti al periodo post-serrata, in cui il meccanismo politico si consolida e con esso la necessità di esibire le proprie origini. La mancanza di figure femminili è un' ulteriore riprova della funzione politica del ritratto. Le donne, in quanto madri, erano ovviamente indispensabili per il perpetuarsi della famiglia, ma il loro ruolo rimane limitato alla sfera privata, un ambito escluso dalle celebrazioni. Il ritratto commemora la grandezza di un casato, non del singolo individuo. Le inclinazioni individuali vengono arginate a favore delle necessità collettive. Così una presenza femminile, madre reale o potenziale, avrebbe potuto alludere a qualche ambizione dinastica incompatibile con l’idea di Repubblica. Oltre alle ragioni che giustificano l’assenza femminile nei ritratti, vorrei focalizzarmi sui mutamenti in atto a Venezia tra Quattro e Cinquecento, risultato di una combinazione di eventi che si scontrano e si amalgamano con i caratteri della società veneziana e di come sia possibile leggere questo cambiamento attraverso il graduale inserimento delle figure femminili, sia come bellezze ideali che come protagoniste riconoscibili di ritratti.

Donne ritratte a Venezia nel Quattrocento e primo Cinquecento. Da assenti giustificate a spose allegoriche.

Gallo, Mariangela
2013/2014

Abstract

Lo studio del ritratto è un modo efficace per delineare sia il percorso artistico di un luogo che i mutamenti sociali, politici e storici che avvengono in tale luogo. Data la natura prettamente sociologica del ritratto, questo non costituisce solo un mezzo di analisi stilistica, bensì un completo ed efficace specchio dell’intera società da cui viene proposto. Il ritratto femminile è un ulteriore indicatore sociale e culturale dato che il ruolo che si attribuisce alla donna e la sua conseguente rappresentazione riflettono il carattere dell’ambiente circostante. Il ritratto e il suo significato cambiano quindi in relazione alla struttura di un luogo e riflettono ogni cambiamento e passaggio che attraversa la società in questione. La stessa fortuna che il ritratto riscuote a Venezia durante il Quattrocento è indicatrice di alcuni tratti sociali salienti dei veneziani. Il governo è strettamente legato al patriziato e la conseguenza di questo monopolio politico connesso alla genealogia è l’ossessione per il lignaggio. Tutto ciò, oltre ad essere registrato nel documenti e celebrato nelle notizie storiche, viene descritto nei ritratti. La ritrattistica è indissolubilmente connessa alla politica. La fioritura del genere corrisponde infatti al periodo post-serrata, in cui il meccanismo politico si consolida e con esso la necessità di esibire le proprie origini. La mancanza di figure femminili è un' ulteriore riprova della funzione politica del ritratto. Le donne, in quanto madri, erano ovviamente indispensabili per il perpetuarsi della famiglia, ma il loro ruolo rimane limitato alla sfera privata, un ambito escluso dalle celebrazioni. Il ritratto commemora la grandezza di un casato, non del singolo individuo. Le inclinazioni individuali vengono arginate a favore delle necessità collettive. Così una presenza femminile, madre reale o potenziale, avrebbe potuto alludere a qualche ambizione dinastica incompatibile con l’idea di Repubblica. Oltre alle ragioni che giustificano l’assenza femminile nei ritratti, vorrei focalizzarmi sui mutamenti in atto a Venezia tra Quattro e Cinquecento, risultato di una combinazione di eventi che si scontrano e si amalgamano con i caratteri della società veneziana e di come sia possibile leggere questo cambiamento attraverso il graduale inserimento delle figure femminili, sia come bellezze ideali che come protagoniste riconoscibili di ritratti.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/18041