L’obiettivo dell’elaborato è quello di mappare i comportamenti dei finanziatori del non equity crowdfunding, un fenomeno emergente e irrazionale se letto in chiavi tipicamente finanziarie. Secondo il CAPM, infatti, gli individui sono disposti ad investire il proprio denaro, in attività finanziarie rischiose, solo se l’investimento consente di ottenere un rendimento atteso superiore rispetto all’impiego certo di tale denaro. Questo perché gli individui, stando al modello, sono caratterizzati dalla voracità di accrescere sempre di più le proprie ricchezze e considerano la ricchezza l’unica misura dell’utilità, ovvero considerano esclusivamente l‘utilità di tipo finanziario derivabile dagli investimenti. Se osservate da questa prospettiva finanziaria, appaiono, dunque, non contemplate e del tutto prive di senso le decisioni degli individui di contribuire in modo finanziario a dei progetti di non equity crowdfunding, dove, nella maggior parte dei casi, la quantità di denaro investita è nettamente superiore al ritorno finanziario ottenibile. Ecco dunque che il crowdfunding consente di dimostrare come nella realtà esistano altre tipologie di comportamento, consente di mettere in luce l’esistenza di una nicchia di individui che non cerca un ritorno finanziario dagli investimenti ma che è guidata da un altro driver di scelta nel finanziare i progetti. I risultati delle analisi dimostrano infatti come, oltre all’utilità finanziaria, che influenza in misura marginale le scelte di contribuire al finanziamento di un progetto, altri tipi di motivazioni ed utilità possono entrare in gioco: i driver di scelta predominanti si sono dimostrati essere infatti l’utilità emozionale e l’utilità epistemica.

Dinamiche motivazionali del non equity crowdfunding

Gentilin, Giada
2015/2016

Abstract

L’obiettivo dell’elaborato è quello di mappare i comportamenti dei finanziatori del non equity crowdfunding, un fenomeno emergente e irrazionale se letto in chiavi tipicamente finanziarie. Secondo il CAPM, infatti, gli individui sono disposti ad investire il proprio denaro, in attività finanziarie rischiose, solo se l’investimento consente di ottenere un rendimento atteso superiore rispetto all’impiego certo di tale denaro. Questo perché gli individui, stando al modello, sono caratterizzati dalla voracità di accrescere sempre di più le proprie ricchezze e considerano la ricchezza l’unica misura dell’utilità, ovvero considerano esclusivamente l‘utilità di tipo finanziario derivabile dagli investimenti. Se osservate da questa prospettiva finanziaria, appaiono, dunque, non contemplate e del tutto prive di senso le decisioni degli individui di contribuire in modo finanziario a dei progetti di non equity crowdfunding, dove, nella maggior parte dei casi, la quantità di denaro investita è nettamente superiore al ritorno finanziario ottenibile. Ecco dunque che il crowdfunding consente di dimostrare come nella realtà esistano altre tipologie di comportamento, consente di mettere in luce l’esistenza di una nicchia di individui che non cerca un ritorno finanziario dagli investimenti ma che è guidata da un altro driver di scelta nel finanziare i progetti. I risultati delle analisi dimostrano infatti come, oltre all’utilità finanziaria, che influenza in misura marginale le scelte di contribuire al finanziamento di un progetto, altri tipi di motivazioni ed utilità possono entrare in gioco: i driver di scelta predominanti si sono dimostrati essere infatti l’utilità emozionale e l’utilità epistemica.
2015-10-20
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14247/16665