Mishima Yukio (1925-1970) fu uno degli scrittori più popolari, influenti e discussi del ventesimo secolo, sia in Giappone che all’estero. La sua ampia e ricca conoscenza della cultura classica giapponese, così come della letteratura occidentale, gli ha concesso di essere largamente ammirato in patria per la sua conoscenza della tradizione e all’estero per il respiro internazionale adottato da molte sue opere in quanto a tematiche e tecniche narrative. Inoltre, il gesto estremo con cui scelse di togliersi la vita operando il rituale taglio del ventre durante l’occupazione della sede delle forze di autodifesa e le sue esplicite idee politiche ultranazionaliste lo hanno portato a essere una figura ampiamente discussa e studiata non solo pubblicamente, ma anche accademicamente. Quest’ultima realtà, in particolare, è sempre stata affascinata dallo stretto rapporto che si trova tra i principi estetici dello scrittore-drammaturgo Mishima e l’ideologia della morte che sembra comparire e dare un significato a tutta la sua opera artistica. Il presente lavoro tenterà di concentrarsi sulle radici di questa ricerca artistica e personale di Mishima, ovvero sul modo in cui lo scrittore giapponese è passato da una profonda condizione di nichilismo passivo determinata dal contesto familiare e storico in cui è cresciuto, ad un principio di nichilismo attivo che lo accompagnerà a partire dalla pubblicazione di Kamen no kokuhaku (Confessioni di una maschera) del 1949 coinvolgendo ampiamente il concetto di morte (Starss 1994, pp. 41, 86, 193). Proprio questo romanzo, infatti, segna il punto di arrivo e il fulcro di questo progetto che risulterà diviso in tre parti secondo un ordine cronologico. Le fonti primarie su cui si andrà a riflettere saranno principalmente il racconto de Hanazakari no mori, Kamen no kokuhaku e alcune note o raccolte di memorie intitolate Kamen no kokuhaku nōto e Watashi no henreki jidai a cui verranno affiancati molteplici studi critici (Keith 2012; Nakao 2012; Rankin 2018) al fine di ricostruire il percorso, sia volontario che involontario, di crescita di Yukio Mishima a partire dagli esordi fino al 1949. La metodologia seguirà dunque un affiancarsi di informazioni bibliografiche all’analisi e commento dei testi col fine di evidenziare gli stretti legami tra arte e finzione letteraria su cui l’autore sviluppò buona parte della propria carriera artistica. I risultati attesi verteranno perciò su una prospettiva critica particolarmente attenta ad evidenziare quelli che sono stati i passaggi consapevoli e intenzionali operati da Kimitake Hiraoka nella creazione dell’alter ego letterario “Mishima Yukio” non solo nei suoi primi racconti, ma in particolare all’interno dello spazio sottile che si instaurò tra narrazione autobiografica e narrazione fittizia nel processo di stesura di Confessioni di una maschera. (Titolo della tesi e abstract oggetto di revisioni future)
Costruzioni di una maschera: lo sviluppo del personaggio “Mishima Yukio” dietro Kamen no kokuhaku e il confronto con Dazai Osamu
Mazzi, Riccardo
2023/2024
Abstract
Mishima Yukio (1925-1970) fu uno degli scrittori più popolari, influenti e discussi del ventesimo secolo, sia in Giappone che all’estero. La sua ampia e ricca conoscenza della cultura classica giapponese, così come della letteratura occidentale, gli ha concesso di essere largamente ammirato in patria per la sua conoscenza della tradizione e all’estero per il respiro internazionale adottato da molte sue opere in quanto a tematiche e tecniche narrative. Inoltre, il gesto estremo con cui scelse di togliersi la vita operando il rituale taglio del ventre durante l’occupazione della sede delle forze di autodifesa e le sue esplicite idee politiche ultranazionaliste lo hanno portato a essere una figura ampiamente discussa e studiata non solo pubblicamente, ma anche accademicamente. Quest’ultima realtà, in particolare, è sempre stata affascinata dallo stretto rapporto che si trova tra i principi estetici dello scrittore-drammaturgo Mishima e l’ideologia della morte che sembra comparire e dare un significato a tutta la sua opera artistica. Il presente lavoro tenterà di concentrarsi sulle radici di questa ricerca artistica e personale di Mishima, ovvero sul modo in cui lo scrittore giapponese è passato da una profonda condizione di nichilismo passivo determinata dal contesto familiare e storico in cui è cresciuto, ad un principio di nichilismo attivo che lo accompagnerà a partire dalla pubblicazione di Kamen no kokuhaku (Confessioni di una maschera) del 1949 coinvolgendo ampiamente il concetto di morte (Starss 1994, pp. 41, 86, 193). Proprio questo romanzo, infatti, segna il punto di arrivo e il fulcro di questo progetto che risulterà diviso in tre parti secondo un ordine cronologico. Le fonti primarie su cui si andrà a riflettere saranno principalmente il racconto de Hanazakari no mori, Kamen no kokuhaku e alcune note o raccolte di memorie intitolate Kamen no kokuhaku nōto e Watashi no henreki jidai a cui verranno affiancati molteplici studi critici (Keith 2012; Nakao 2012; Rankin 2018) al fine di ricostruire il percorso, sia volontario che involontario, di crescita di Yukio Mishima a partire dagli esordi fino al 1949. La metodologia seguirà dunque un affiancarsi di informazioni bibliografiche all’analisi e commento dei testi col fine di evidenziare gli stretti legami tra arte e finzione letteraria su cui l’autore sviluppò buona parte della propria carriera artistica. I risultati attesi verteranno perciò su una prospettiva critica particolarmente attenta ad evidenziare quelli che sono stati i passaggi consapevoli e intenzionali operati da Kimitake Hiraoka nella creazione dell’alter ego letterario “Mishima Yukio” non solo nei suoi primi racconti, ma in particolare all’interno dello spazio sottile che si instaurò tra narrazione autobiografica e narrazione fittizia nel processo di stesura di Confessioni di una maschera. (Titolo della tesi e abstract oggetto di revisioni future)File | Dimensione | Formato | |
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