La ricerca affronta e analizza la tematica dell'immigrazione delle donne in Italia, principalmente provenienti dall'Est Europa, con l'ottica e lo sguardo verso i figli che forzatamente vengono lasciati in patria, ma a cui è garantito o almeno promesso un futuro migliore. Dopo aver presentato un quadro storico della zona d'interesse, in particolare in seguito alla liberalizzazione e conseguente dissoluzione dell'Unione Sovietica, che ha colpito in maniera diseguale uomini e donne, si va ad analizzare il fenomeno dell'immigrazione a ciò conseguente, per poi dare attenzione e rilievo ai figli che rimangono in patria e che crescono in una situazione economica migliore dei coetanei, ma con forti problematiche relazionali, emotive, psicologiche, legate principalmente all'assenza della figura materna. Per realizzare ciò, si è richiesta la collaborazione di donne immigrate in Italia che hanno dovuto lasciare uno o più figli in patria, con la promessa e la convinzione di un ritorno a casa in tempi brevi e con la garanzia di un miglioramento delle condizioni di vita. L'indagine si muove con l'obiettivo di comprendere a fondo e analizzare le giovani generazioni e le loro problematiche conseguenti a un forzato abbandono da parte della madre, in un'ottica di welfare, indagando quindi sulle opportunità a loro garantite, sulle possibilità ancora aperte e su come gli stati europei e l'Unione Europea si stanno muovendo riguardo a questa nuova emergenza che sta affiorando. La principale contraddizione che si pone riguarda il fatto che le donne che emigrano hanno trovato e trovano ancora oggi lavoro, in primo luogo, nei settori di cura e servizi, colmando il vuoto che negli ultimi anni si è generato nel welfare nazionale, aprendo però una falla nel welfare del paese di provenienza. Ciò avviene sia perché la figura femminile si è sempre occupata del welfare familiare, e quindi emigrando, non può più prendersi in carico tale compito, sia perché, con la sua non-presenza, genera nuove problematiche che andranno a inserirsi nel grande cappello del welfare, il quale dovrà dare risposte a riguardo. Da ciò deriva la questione finale: di quale welfare si parla? Locale, nazionale o transnazionale? O di tutti contemporaneamente? E quindi di quali famiglie si parla? Anche loro transnazionali, globali?
Welfare e famiglie transnazionali: immigrazione e figli left behind
Menchetti, Teresa
2015/2016
Abstract
La ricerca affronta e analizza la tematica dell'immigrazione delle donne in Italia, principalmente provenienti dall'Est Europa, con l'ottica e lo sguardo verso i figli che forzatamente vengono lasciati in patria, ma a cui è garantito o almeno promesso un futuro migliore. Dopo aver presentato un quadro storico della zona d'interesse, in particolare in seguito alla liberalizzazione e conseguente dissoluzione dell'Unione Sovietica, che ha colpito in maniera diseguale uomini e donne, si va ad analizzare il fenomeno dell'immigrazione a ciò conseguente, per poi dare attenzione e rilievo ai figli che rimangono in patria e che crescono in una situazione economica migliore dei coetanei, ma con forti problematiche relazionali, emotive, psicologiche, legate principalmente all'assenza della figura materna. Per realizzare ciò, si è richiesta la collaborazione di donne immigrate in Italia che hanno dovuto lasciare uno o più figli in patria, con la promessa e la convinzione di un ritorno a casa in tempi brevi e con la garanzia di un miglioramento delle condizioni di vita. L'indagine si muove con l'obiettivo di comprendere a fondo e analizzare le giovani generazioni e le loro problematiche conseguenti a un forzato abbandono da parte della madre, in un'ottica di welfare, indagando quindi sulle opportunità a loro garantite, sulle possibilità ancora aperte e su come gli stati europei e l'Unione Europea si stanno muovendo riguardo a questa nuova emergenza che sta affiorando. La principale contraddizione che si pone riguarda il fatto che le donne che emigrano hanno trovato e trovano ancora oggi lavoro, in primo luogo, nei settori di cura e servizi, colmando il vuoto che negli ultimi anni si è generato nel welfare nazionale, aprendo però una falla nel welfare del paese di provenienza. Ciò avviene sia perché la figura femminile si è sempre occupata del welfare familiare, e quindi emigrando, non può più prendersi in carico tale compito, sia perché, con la sua non-presenza, genera nuove problematiche che andranno a inserirsi nel grande cappello del welfare, il quale dovrà dare risposte a riguardo. Da ciò deriva la questione finale: di quale welfare si parla? Locale, nazionale o transnazionale? O di tutti contemporaneamente? E quindi di quali famiglie si parla? Anche loro transnazionali, globali?File | Dimensione | Formato | |
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