La decisione di intraprendere una tesi dedicata all’analisi della presenza dell’arte digitale nella 58° edizione della Biennale di Venezia, svoltasi dal 11 maggio al 24 novembre 2019, proviene dalla mia personale esperienza all’interno della stessa, in uno stage svolto durante il mese di ottobre presso il padiglione nazionale della Georgia, in Arsenale. Nel contesto dell’esposizione d’arte veneziana, ho potuto constatare come lo spazio dedicato all’arte digitale sia stato sempre maggiore, segno di un riconoscimento di questa pratica artistica contemporanea negli eventi di carattere internazionale. L’interesse verso questa disciplina nasce dalla curiosità su come l’arte riesca a usufruire delle recenti innovazioni tecnologiche, rendendole proprie, nella necessità di una continua evoluzione del fare artistico. La tesi verterà dapprima su un riassunto della storia dell’arte digitale, per comprenderne meglio l’evoluzione e la complessità, passando successivamente all’analisi di diverse opere digitali esposte nell’ambito della 58° esposizione internazionale d’arte di Venezia, inserendo artisti come Ed Atkins e Jon Rafman, specializzati nell’animazione digitale e famosi per i loro video distopici e inquietanti, Shu Lea Cheang e Hito Steyerl, due artiste i cui lavori trattano del particolare rapporto tra uomo e macchina e come questa forma di convivenza possa celare numerose problematiche; e Fei Jun, che con la App per Smartphone Re-Search dimostra, invece, l’utilità della tecnologia in chiave artistica per creare connessioni tra città di tutto il mondo. La ricerca bibliografica per questa tesi è basata in maniera sostanziale sul materiale consultabile presso la Biblioteca della Biennale, che conserva i cataloghi delle attività svolte in Biennale, oltre ad essere uno dei principali poli bibliotecari in Italia dedicati all’arte contemporanea. Il fine di questa ricerca è quello di redigere una tesi che possa mettere in relazione in maniera esaustiva le varie opere di arte digitale presentate durante la 58° Biennale e, allo stesso tempo, far crescere l’interesse verso questa branca artistica. Infatti, l’arte digitale offre varie e stimolanti opportunità di evoluzione, come dimostrato, per esempio, dalla vendita record nel marzo 2021 della prima opera interamente digitale presso la casa d’aste Christie’s. Nonostante ciò, non è ancora spesso non è considerata al pari delle tecniche artistiche tradizionali, come pittura o scultura, sia da parte della critica, sia da parte dei visitatori di manifestazioni come la Biennale di Venezia.
"Our machines are disturbingly lively". L'arte digitale alla 58° Biennale di Venezia del 2019
Bertocco, Samuele
2021/2022
Abstract
La decisione di intraprendere una tesi dedicata all’analisi della presenza dell’arte digitale nella 58° edizione della Biennale di Venezia, svoltasi dal 11 maggio al 24 novembre 2019, proviene dalla mia personale esperienza all’interno della stessa, in uno stage svolto durante il mese di ottobre presso il padiglione nazionale della Georgia, in Arsenale. Nel contesto dell’esposizione d’arte veneziana, ho potuto constatare come lo spazio dedicato all’arte digitale sia stato sempre maggiore, segno di un riconoscimento di questa pratica artistica contemporanea negli eventi di carattere internazionale. L’interesse verso questa disciplina nasce dalla curiosità su come l’arte riesca a usufruire delle recenti innovazioni tecnologiche, rendendole proprie, nella necessità di una continua evoluzione del fare artistico. La tesi verterà dapprima su un riassunto della storia dell’arte digitale, per comprenderne meglio l’evoluzione e la complessità, passando successivamente all’analisi di diverse opere digitali esposte nell’ambito della 58° esposizione internazionale d’arte di Venezia, inserendo artisti come Ed Atkins e Jon Rafman, specializzati nell’animazione digitale e famosi per i loro video distopici e inquietanti, Shu Lea Cheang e Hito Steyerl, due artiste i cui lavori trattano del particolare rapporto tra uomo e macchina e come questa forma di convivenza possa celare numerose problematiche; e Fei Jun, che con la App per Smartphone Re-Search dimostra, invece, l’utilità della tecnologia in chiave artistica per creare connessioni tra città di tutto il mondo. La ricerca bibliografica per questa tesi è basata in maniera sostanziale sul materiale consultabile presso la Biblioteca della Biennale, che conserva i cataloghi delle attività svolte in Biennale, oltre ad essere uno dei principali poli bibliotecari in Italia dedicati all’arte contemporanea. Il fine di questa ricerca è quello di redigere una tesi che possa mettere in relazione in maniera esaustiva le varie opere di arte digitale presentate durante la 58° Biennale e, allo stesso tempo, far crescere l’interesse verso questa branca artistica. Infatti, l’arte digitale offre varie e stimolanti opportunità di evoluzione, come dimostrato, per esempio, dalla vendita record nel marzo 2021 della prima opera interamente digitale presso la casa d’aste Christie’s. Nonostante ciò, non è ancora spesso non è considerata al pari delle tecniche artistiche tradizionali, come pittura o scultura, sia da parte della critica, sia da parte dei visitatori di manifestazioni come la Biennale di Venezia.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
877757-1251034.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
1.82 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.82 MB | Adobe PDF | Richiedi una copia |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14247/12036